Il naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605) rappresenta sotto vari aspetti il «tipico» scienziato del '500, con ancora una formazione di stampo aristotelico-scolastico ma animato dalla profonda convinzione che la spiegazione dei fenomeni naturali si debba ricercare nel«grande libro della natura», e non nelle opere dei classici; Aldrovandi infatti fu un attento osservatore del mondo naturale: si occupò di tutto ciò che lo incuriosiva, studiando i più diversi aspetti della natura, fondando l'Orto botanico di Bologna, raccogliendo campioni ed esemplari sia animali che vegetali, compilando oltre 360 volumi sui più diversi aspetti delle scienze naturali.
Tra le sue opere figura anche l'Erbario, uno dei più antichi giunti fino ai nostri giorni, e senz'altro uno dei più ampi del suo tempo. Iniziato molto probabilmente nel 1551 ed ampliato da Aldrovandi durante tutta la sua vita, arrivò a comprendere oltre 5000 campioni suddivisi in 15 volumi rilegati. Ogni volume comprende diverse centinaia di fogli sui quali sono incollate le piante. A differenza di quanto è stato notato per altri antichi erbari, innanzitutto per quello di Andrea Cesalpino, la distribuzione delle piante nell'erbario non sembra seguire alcun criterio se non, almeno nei primi volumi, quello alfabetico.
Il maggior valore della raccolta è dato quindi dal gran numero di piante che lo compongono, dalla sua antichità e dalla cura con cui è stato allestito. La collezione è attualmente conservata presso l'Orto Botanico ed Erbario dell'Università di Bologna