Giuseppe Raddi (Firenze, 9 Luglio 1770 – Rodi, 6 Settembre 1829) può essere considerato uno dei più importanti botanici a cavallo dei secoli XVIII e XIX. In seguito ad una carriera accademica irregolare, scoprì il suo interesse per la botanica durante un lavoro in una spezieria. In questo periodo, all’età di 15 anni, conobbe i botanici Gaetano Savi (1769-1844) e Ottaviano Targioni Tozzeti (1755-1829) di cui diventò amico e collega.
Queste conoscenze gli permisero l’incontro con Attilio Zuccagni (1754-1807) Prefectus del Giardino Botanico di Firenze, allora afferente al Museo di Fisica e Scienze Naturali, che nominò Giuseppe Raddi dapprima suo assistente, poi nel 1795, Custode e Consegnatario del Museo di Storia Naturale di Firenze, funzione confermatagli nel 1797.
Nei primi anni del secolo XIX, Giuseppe Raddi perfezionò le sue conoscenze di Botanica e dette alla stampa i suoi primi contributi (1806-1808) sui funghi e le crittogame raccolte nell’agro fiorentino. Dal 1807 al 1814 Giuseppe Raddi svolse la sua attività scientifica con discontinuità, soprattutto a seguito della soppressione, nel 1807, del posto di Custode e Consegnatario presso il Museo di Storia Naturale di Firenze, poi ripristinato nel 1814. Tuttavia è proprio durante questo difficile periodo che Giuseppe Raddi porta a compimento la sua opera sulle Jungermanniales, leggendola il 5 Giugno 1817 presso la Società Italiana di Scienze.
Ma la svolta decisiva all’attività scientifica di Giuseppe Raddi avvenne in occasione del viaggio della Arciduchessa Maria Leopoldina d’Austria in Brasile in quanto sposa promessa a Don Pedro di Alcantara, Principe ereditario del Brasile e Portogallo, con una spedizione finanziata dal Granduca Ferdinando. Giuseppe Raddi si affiancò all’equipaggio che salpò da Livorno il 13 Agosto 1817 con destinazione Rio de Janeiro dove sbarcò il 5 novembre 1817 dopo 82 giorni di navigazione ed una breve sosta all’Isola di Madera. La permanenza di Raddi in Brasile durò 8 mesi, durante i quali raccolse molto materiale, prima nei dintorni di Rio de Janeiro poi sulle vicine montagne del Corcovado e dei Monti dell’Estrella.
Il ritorno in Italia avvenne il 1 Giugno 1818, con 4000 campioni vegetali, 300 semi, 3300 insetti e molti preparati animali. La collezione principale è costituita da piante essiccate di Pteridophyta, seguita da altre piante afferenti a fanerogame più disparate, tra cui: Melastomataceae (Melastome Brasiliane, 1828), Poaceae e Cyperaceae (Agrostografia brasiliensis, 1823). Giuseppe Raddi conservò solo un erbario personale che studiò in collaborazione con botanici italiani e non. Tra i primi si ricorda Antonio Bertoloni, che nel 1819 ricevette da Giuseppe Raddi molto materiale attualmente conservato nell’Hortus Siccus Exoticus (Università di Bologna), seguito da W.J. Hooker a Londra.
Nel 1827 Giuseppe Raddi insieme ad un gruppo di scienziati toscani e francesi, ebbero l’occasione di partecipare ad una nuova spedizione scientifica in Egitto, promossa dal Granduca Leopoldo II.
Giuseppe Raddi, insieme al gruppo di ricercatori e al preparatore Felice Galastri, raggiunse Alessandria d’Egitto il 18 agosto 1828 in cui si stabilì per circa 1 anno. Durante questo periodo Giuseppe Raddi erborizzò diversi esemplari di piante raccolti presso le città di Alessandria d’Egitto e Rosetta, spingendosi fino alla prima cateratta del Nilo.
Giuseppe Raddi morì a Rodi nel Settembre 1829 durante il ritorno dalla spedizione.
Ippolito Rosellini (uno dei più importanti egittologi italiani), facente parte della spedizione in Egitto e rientrato in Italia nel novembre del 1829, scrive in una lettera a Sua Eccellenza il Ministero degli Affari Esteri della Toscana: “Ho preso dal Sig. Console generale toscano la consegna di tutti gli oggetti di storia naturale raccolti dall’indefesso zelo del nostro defunto compagno (Raddi), ed unitamente alla collezione di antichità Egizia li ho fatti imbarcare su di una nave Sarda che doveva fare vela ad Alessandria poco dopo di noi.”
Durante il periodo in Egitto, Raddi riuscì a collezionare un gran numero di campioni. Come citato nella “Nota degli oggetti appartenuti al Prof. Raddi imbarcati sulla nave sarda La Cleopatra” si possono contare “11 casse di minerali, una cassa con legni diversi e una pelle di ippopotamo, 2 casse con pelli di uccelli, 2 casse di frutti e semi, 2 casse di piante secche.” (Tomei, 1982).
Le sue collezioni arrivate in Italia vennero divise tra il Prof. Antinori per le collezioni zoologiche, ed il Prof. Paolo Savi per le collezioni mineralogiche. I campioni botanici furono voluti da Gaetano Savi che li revisionò e ordinò all’interno dell’Herbarium Horti Pisani, contando 459 specie diverse di piante. Oggi sono conservate presso gli Erbari delle Università di Pisa, Bologna e Firenze, nonché in diversi Erbari stranieri.
Bibl.:
Goldenberg R. & Baldini R.M. in Taxon 51(4). 2002;
Pichi Sermolli R.E.G. & Bizzarri M.P. in Webbia 60(1). 2005;
Baldini R.M. & Longhi Wagner H.-M. in Taxon 55(2). 2006;
“Herbarium Horti Pisani: I Tipi delle specie di Giuseppe Raddi (1770-1829)” L. Amadei, R. Baldini; F. Garbari; S. Maccioni. Atti Soc.tosc.Sci.nat., Mem., Serie B, 112 (2005) 167-173;
“Le raccolte botaniche di Giuseppe Raddi in Egitto” P.E. Tomei, 1982, Pisa University Press.